30.7.04

Parlando con un amico, l'ho indotto ad aprirsi sulle sue personali esperienze di regressione ipnotica. Mi ha raccontato di come in tenera età fu mandato da una psicologa dai suoi insegnanti, perplessi per certe peculiarità espressive da lui mostrate. Per fortuna quella persona intelligentemente seppe indirizzarlo a chi l'avrebbe potuto aiutare a vedere oltre quella strana genialità, seduta dopo seduta.

La sua testimonianza conferma quanto già mi era stato riferito da altre fonti dirette circa il tipo di visualizzazione che si verifica in tali occasioni: immagini nitide e prive della vaghezza che solitamente contrassegna la sfera onirica, particolari ben definiti che si stagliano indimenticabili insieme alle vicende rivissute.

Ho già detto che mi piacerebbe provare questo viaggio interiore e credo che appena mi si presenterà l'occasione lo intraprenderò. Lo immagino utile alla crescita personale e spirituale a prescindere dalle convenzioni e convinzioni che possono condizionare la nostra visione del mondo.

Come sempre, resto in ascolto di vostre considerazioni al riguardo.

24.7.04

Che si creda o meno alla reincarnazione, la filosofia che sta alla base delle teorie karmiche rimane uno strumento potenzialmente in grado di aiutarci ad affrontare meglio le apparenti avversità e incoraggiarci nel cammino evolutivo personale.

La consapevolezza di vivere all'interno di uno schema "trial and error", ossia sperimentazione-errore-autocorrezione, ci consente di rifuggire dal dogmatismo e dalla staticità, entrambi nemici del divenire spirituale.

Certo non è facile essere buon giudice e parte in causa contemporaneamente, ma se il conosci te stesso passerà attraverso l'analisi dei nodi irrisolti, che nella pratica si configurano in situazioni spiacevoli vissute e rivissute e non (ancora) superate, l'efficacia del nostro tentativo di miglioramento sarà molto più probabile. E la nostra serenità immediata spianerà la strada al benessere interiore e alla felicità terrena e intera.

22.7.04

Dal commento di Tony all'intervento precedente sono sbarcato sul suo Deeario, nel quale ho trovato tra l'altro questa considerazione:

TEMPO
Il nostro concetto di tempo si sta trasformando, passando da ciclico, a continuo. Il ritmo giorno/notte e il susseguirsi delle stagioni si relativizza. Ma il tempo è comunque un'invenzione umana, che serve ad "organizzare" un qualcosa che scorre indipendentemente dalla nostra razionalizzazione.
(2001 d.C. - 23/02/2001)
©2001 Tonyonthenet



Come ho già accennato, mi sto lentamente formando la convinzione che il tempo non sia elemento fondante. È un po' difficile da accettare ragionevolmente, ma basta un flashback sugli istanti passati intensamente per vederli ingigantiti rispetto a periodi lunghissimi vissuti in modo scialbo. Questo sembra deporre a favore della relatività di questa strana categoria mentale che in realtà non potremo mai imbrigliare.

Nel romanzo Qualcuno volò sul nido del cuculo le vicende sono narrate dal punto di vista del gigante indiano il quale, sotto l'effetto dei farmaci, oltre a riferire la distorsione spaziale è vittima di quella temporale, da lui attribuita alla malvagità della capoinfermiera che fa scorrere a suo piacimento le lancette dell'orologio più o meno velocemente.
Nel film questo aspetto è meno evidente, ma a proposito di cinematografia, puntiamo i riflettori sulla cronologia degli eventi: e se vedessimo la vita come un découpage?

19.7.04

Leggo e riporto dal blog Candido:

La teoria sulla multimensionalità afferma che ci sono più dimensioni di quante ne percepiamo (per inteso le tre dimensioni percepibili sono: altezza, larghezza e profondità), ma come è che non riusciamo a coglierne altre?
Il problema sta proprio nella possibilità di percepire questi universi.
Immaginate di osservare un funambolo su una corda: apparentemente sembra che sia costretto ad andare solo in due direzioni, avanti e indietro (bidimensionalità); dal punto di vista di una formica, la corda può essere sì percorsa in avanti e indietro, ma la formica può anche girarci intorno, possibilità che noi non percepiamo, ma che la corda offre. Infine un microrganismo oltre a queste possibilità potrà anche attraversarla la corda; e così utilizzare una dimensione aggiuntiva.


La percezione è tarpata dalla sua stessa limitatezza convenzionale? È vero che da bambini potevamo cogliere molto di più e che poi da adulti dimentichiamo o seppelliamo?
Oltre alla sfera invisibile o intangibile, penso anche a concetti che -forse giustamente- nella mente infantile rimangono vaghi e irriducibili, concetti che da grandi proviamo a domare con esito assolutamente disorganico e non del tutto convincente, concetti come il tempo, per esempio.

16.7.04

I riconoscimenti che ci arrivano dall'esterno sono importanti, importantissimi. Purché non siano per noi soltanto gratificazione, ma soprattutto stimolo a continuare, migliorare, perfezionarsi. L'affinamento è processo lungo e tutt'altro che irreversibile. Difatti, certe volte è già molto non scivolare all'indietro.

14.7.04

La persona di cui avevo riportato le parole (chiamiamola Alice, come dice lei) da me sollecitata ha scritto un altro messaggio, che riferisco pubblicamente come d'accordo. Eccolo:

è iniziato
da quasi subito
ero piccolissima...
attorno e vicino avevo
orchi e streghe...
persone all'apparenza normali
'perbene' si diceva allora....
maestri di scuola...suore...
padri e madri di famiglia....
bimbi..come me....
un piccolo mondo banale
dentro il quale
vedevo ombre spaventose
di cui subivo gli invisibili graffi
sulla pelle.....
non ero una bambina consueta
la mia famiglia mi ignorava
non mi accudiva
non c'ero...e basta....
all'esterno venivo allontanata
molestata...mortificata.....
quel mondo di adulti estranei e
le loro piccole creature
proiettavano su di me
la loro parte peggiore....
tutto questo 'visto'
con occhi troppo grandi...
occhi che penetravano oltre
le rassicuranti facciate....
'devota eredità molesta'
la chiamai più avanti negli anni
invocando e desiderando la cecità
e l'ignoranza.....


Non sono qui per consolare in modo vago e vacuo, ma per cercare di capire meglio, insieme a chi avrà voglia di dire la sua, condividendo le proprie esperienze e visioni del mondo.
Quali associazioni d'idee, reazioni, considerazioni vi ispira quanto sopra?

11.7.04

Quel pomeriggio, nuotando in acque per me nuove, favorivo con lievi e rilassati movimenti l'azione delle gentili correnti lasciandomi portare al largo. Avvertivo con piacere le variazioni termiche marine, a seconda della distanza dalla riva e dalla superficie. Mi beavo abbracciando con la vista e il sorriso il panorama della baia da cui oramai stavo quasi uscendo. Accoglievo contento la carezza del sole, rinfrescandomi di tanto in tanto con l'immersione.
A un certo punto, per alleviare un fastidio avvertito tra l'arcata sopracciliare sinistra e il naso, quasi un'avvisaglia di sinusite, provavo un massaggio energetico con le dita. Così facendo mi ostruivo la visione e d'un tratto mi pareva cambiare totalmente la prospettiva delle cose.
Con un solo occhio, le onde, quelle stesse che leggiadre mi cullavano un istante prima, mi s'imponevano all'attenzione con un incedere tinteggiato di minaccia. Non vedevo più l'intero panorama, ma solo un suo ridottissimo spicchio e sentivo aleggiare fuori e dentro di me una sensazione che per fortuna mi è quasi sempre aliena: l'angoscia.
Senza cedere alla paura, insistevo nella scomoda postura per analizzare meglio quello che mi stava succedendo.
In effetti, perdendo la visione generale delle cose, mi stavo facendo ingoiare da un inganno autocostruito, dall'errata convinzione che fosse tutto lì, in quel metro di mareggiata immediatamente antistante la mia persona, e la bellezza dell'insieme, l'incanto del tutto, spariva. Per ritrovarlo, per ritrovarsi, bastava davvero poco: un gesto, un respiro, ma quel gesto e quel respiro andavano fatti.
Una metafora bell'e pronta, un esempio di come ciascuna piccola esperienza possa contenere messaggi, costituire un aiuto, regalarci un tassello per la crescita nel benessere personale.