25.2.07

C'è una canzone di Tuck & Patty che esorta a portare quaggiù il paradiso. Non voglio aspettare gli angeli, canta la dolce melodia. Mi ricorda una poesia di Emily Dickinson, sarà anche per questo che mi piace. No, sarà piuttosto perché coincide col mio desiderio, con la mia speranza più alta, per dirla con Nietzsche.

Bello, autentico, forte. Però mi sento come chi accingendosi a preparare una torta e quasi già pregustandola, si ritrovi ad affrontare il patatrac degli ingredienti caduti a terra. Tutto è rimediabile, sicuro: ma quel momento lì, quello in cui contempli il disastro e ti sembra impossibile poter ricominciare daccapo, quel momento lì non è ancora passato. Non ancora.

17.2.07

La vera conquista non è prendere, ma lasciarsi accarezzare.

13.2.07

Come se si dispiegasse, come se sbocciasse, come se crescesse la superficie dell'esistenza.
La ricerca si fa sguardo, sguardo che trova senza cercare perché tutto era lì già da prima, nulla è mai sparito: solo, stava piegato e ripiegato, pronto come il mantice a soffiare sulle braci antiche, disposto come l'ampia fisarmonica ad accompagnarne il toccante ravvivarsi.
A ventaglio si apre, una spanna dopo l'altra si distende la visione di quel che è stato, non ora, non ieri, non ieri l'altro; non settimane né mesi né anni, ma lustri, una vita intera fin qua o quasi.
Clic semiautomatici che allargano l'immagine in panoramica, mettendo tutto quanto in sorridente prospettiva o quasi.