2.7.09

S'ha da morire e rivivere più e più volte, qui in questo esistere, nell'intero come nelle singole cellule, alle quali succede in continuazione e senza far tante storie. Il tempo è ingannevole, pieno di buchi come un groviera o un flipper privo di tasti. I tunnel che lo attraversano sono trasparenti ma non inconsistenti e capita quindi di veder vicino, proprio lì accanto, ciò che invece è ormai da noi separato da una traslucida discontinuità. Viceversa, a trovare il coraggio di tuffarsi, come posta pneumatica attraverseremo anni lustri decenni, giù e su per l'ottovolante similtoboga che delinea passati percorsi vitali. Una questione di prospettiva, prospettiva dinamica, da cogliere con l'euforia della rivelazione, da accogliere col sorriso del ritrovato fanciullo ebbro di sé e del proprio vivere in elettrosintonia con gli altri. Poesia malinconica, cachaça del ricordo, vissuto nel vivendo, commistione d'istanti, coincidentia oppositorum, un qui e ora esteso a raggiera sull'atemporalità estatica, sintesi e collasso, esplosione attutita da un espandersi armonico quasi la luce lambisse come il mare, il mare quando dolce lieve giunge.

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