28.10.02

Portare l'uno tutto intero con sé in ogni momento, in ogni dove, in ogni espressione non è facile, non mi viene (ancora) automatico, non sempre perlomeno. E lo dico a ragion veduta, avendo assimilato considerazioni altrui e incassato critiche. Scrivendo, sono le parole a costituirsi in tramite comunicativo e quando falliscono il loro compito di essere veicoli di qualcosa di più grande di una semplice frase, significa che in quella occasione la mente non ha saputo porsi al servizio del cuore.

Il senso di appartenenza che ho avvertito vagamente l'altro giorno prima di stendermi sul lettino a quale epoca risale? E ha senso chiederselo in questi termini quando sappiamo che il tempo acquista una dimensione solo in quanto categoria della nostra limitatissima mente? Purtroppo o per fortuna persiste l'esigenza di definire, etichettare con parole le sensazioni accontentandoci dei risultati approssimativi che possiamo ottenere: solo così possiamo aiutare la nostra memoria mentale a fondersi con quella più profonda che pervade ogni nostra cellula nel marasma dell'inconscio essenziale.

Ripartire daccapo senza azzerarsi è possibile. Sì, se riparto da qui e ora, da me e dallo scandagliare a cuore aperto tutti gli strati che mi compongono, attivati dal magma potentissimo dell'amore che lasciato libero fluisce energeticamente in me, a me e da me. Esattamente come succede per i miei fratelli, per le mie sorelle, per i miei padri e le mie madri, miei figli e mie figlie, carne e spirito di quell'una e sola cosa che ci accomuna nel vivere e nel morire. E nel rivivere, qui o altrove.

Fluire, vedere a occhi chiusi, lasciarsi andare... e riuscirci mentre si ha a che fare con questo giocattolo prezioso che è la nostra esistenza presente. Vera e carica di responsabilità verso di noi e anche verso gli altri.

Un passo e poi un passo e un altro ancora. Un gesto e poi un altro gesto, ma l'attenzione scema, l'unità si sfalda. Ciò che non riesco ad abbracciare contemporaneamente si sfilaccia in un velo malinconico, a ricordarmi i limiti, benché le meraviglie brillino incessanti e lo sfavillio sia percepibile all'occhio di bimbo.

E si riparte...

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