26.9.02

Basta poco

Come ho già scritto altrove, muovendo le mani in aria nelle procedure si vivono momenti in cui s’intuisce che cosa significa quando “essere” è già “fare”.
In alcune occasioni, però, non è nemmeno necessario esporsi, perché basta "esserci": con disponibilità all'ascolto degli altri, comprensione consapevole, simpatia (nel senso etimologico di sentire insieme).

Stamane ne ho avuto la riprova: ho incontrato una signora di una certa età, fisicamente e psicologicamente depressa per vari motivi. Abbiamo percorso insieme un tratto di strada durante il quale l'ho ascoltata e abbiamo chiacchierato, estendendo i discorsi dai problemi alle amenità (il "caso" vuole che conosca abbastanza bene le sue zone di origine). Quando l'ho lasciata non solo era sorridente, ma sembrava camminasse più eretta, affrontando meglio "i passi della vita" (com'è vero che le nostre condizioni di salute rispecchiano il nostro modo di essere e che il nostro corpo e perfino le azioni sono anche metafore!).

Dunque, basta poco. Quel poco, però va fatto con equilibrio: offrendo collaborazione, ma senza lasciarsi invischiare dal coinvolgimento inopportuno o dalla velleità di sostituirsi all'interlocutore, ricordandosi che quando si cerca di riempire i vuoti altrui o si crede di potere ovviare direttamente alle altrui carenze non si combina granché.
Ciascuno deciderà se e come cambiare e quali passi compiere.

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