15.11.02

...la questione del cuore spezzato

Chissà perché solo attraverso il dolore ci si sveglia. Ci muoviamo solo quando la sofferenza ci spreme il respiro dall'intimo. Quando siamo abbastanza scombussolati da ricondurre all'essenziale gli accidenti dell'esistenza, sfrondandola dalle minuzie che la incrostano e la complicano inutilmente.
Per attivarci occorre uno stimolo forte: purtroppo tendiamo ad aspettare di esserne implacabilmente fustigati per indurci a muovere passi decisivi sul cammino dell'evoluzione personale e spirituale. Quei passi che potremmo compiere altrettanto efficacemente, ma molto meno dolorosamente, nell'interezza umana e con il sorriso, se solo non aspettassimo di star male per mettere in discussione la vita che stiamo conducendo.
Dire "svegliatevi!" suona troppo da testimone di Geova; dire "svegliamoci!" vuole invece esprimere la solidarietà di una comunanza, quella della condizione umana che in ogni "qui e ora" ricalca ciclicamente gli squilibri energetici che ci fanno lottare laddove dovremmo abbandonarci e distrarre quando dovremmo essere vigili. Svegliamoci, cioè non impediamoci di cogliere la bellezza autentica, visibile o invisibile, dentro di noi e intorno a noi.
E il cuore spezzato? Beh, l'importante è che non smetta di battere... e pazienza per le aritmie!

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