8.8.02

Apertura significa anche cogliere le affinità, apprezzare le differenze, scardinare le perplessità, abbattere le diffidenze.
L'altro giorno, invitato dalla gentile E. in un dojo, ho avuto il piacere e l'onore di "ricevere la luce" secondo il cerimoniale detto Okiyome: compiuti due inchini e battute per tre volte le mani verso una sorta di altare, l'iniziato recita una preghiera e alza una mano in direzione di uno dei punti del corpo terreno la cui essenza deve ricevere la luce divina. Alla fine, di nuovo, sia l'iniziato sia chi riceve si inchinano e battono le mani all'unisono. Prima di andarsene, si recita mentalmente o vocalmente una preghiera secondo il proprio sentire. Probabilmente la mia verbalizzazione risulterà un po' goffa a chi ha maggiore familiarità di me con questa pratica spirituale, ma cerco solo di descrivere ciò che ho visto e percepito.
Durante la pratica ho voluto notare più le affinità essenziali che non le differenze formali rispetto alle esperienze precedentemente vissute con le procedure "vibrazionali", quelle in cui si muovono le mani in aria, per usare un'espressione a me cara. In entrambi i casi, fatte salve le grandi differenze di approccio e il maggiore o minore coinvolgimento, si tratta di una ricerca del sé superiore, della nostra parte spirituale, un tendere all'unione con l'essenza universale, divina, che è anche in noi.
Ognuno continuerà a procedere sul suo cammino, ma è bello riconoscere che non si è soli a camminare. Grazie.

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