29.7.02

I sogni

Per me sono sempre stati molto importanti e tuttora al risveglio cerco ogni volta di interpretare tutto ciò che mi ricordo. In precedenza l'ho fatto servendomi degli strumenti di autoanalisi sviluppati sulla scorta di varie letture psicanalitiche, ma conditi comunque dal piacere (quello del dolce ricordare per i sogni belli, quello dello scampato pericolo per gli incubi), nonché dalla certezza di poter disporre di un osservatorio privilegiato.

Quando mi fu detto che in realtà ogni volta che dormiamo è l'essenza universale o superiore nelle sue molteplici manifestazioni spirituali a intervenire, a lavorare su di noi, accolsi l'ipotesi con un certo scetticismo. Ora però comincio a credere che il senso di messaggio autoctono e quello di connessione al sé superiore possano collimare: un messaggio ispirato dalla nostra parte meno ostacolata dalle pastoie mentali e sovrastrutturali può anche essere visto come comunicazione generata dal nostro temporaneo raggiungimento dell'interezza, se non addirittura come canalizzazione, ossia accoglimento di un'informazione proveniente dalle entità superiori, siano esse angeli, anime, spiriti o quant'altro.

In effetti, ammettendo che non vi sia cesura tra la nostra singola personalità e l'universo intero quando abbattiamo o abbandoniamo le barriere, mi pare che il sonno si presenti come uno dei momenti più favorevoli, se non il migliore in assoluto, perché possiamo metterci in contatto o lasciarci andare all'abbraccio con l'essenziale che vibra intorno e dentro di noi.

Così, l'interrogativo che nasce quando ci capita di sognare i nostri morti: "Sono le anime a venirci in sogno o siamo noi a rievocare delle immagini mentali?" può sincreticamente risolversi nella consapevolezza che tutto è una e una sola cosa.
E mentre li abbracciamo sorridenti e sorridendo, è il nostro cuore che sorride, è al nostro cuore che sorridiamo.

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