11.7.02

Ogni giorno mi sembra di abbattere piccole barriere, di infrangere qualche tabù.
Oramai muovo le mani in aria su chi potrebbe averne bisogno ogni volta che si presenta un'occasione, esponendomi ai giudizi o al possibile scetticismo altrui senza che questo riesca a bloccarmi.
La prima volta fu su mia nonna, ospedalizzata nel periodo natalizio. Riuscii a farlo raccogliendo un radioso incoraggiamento telefonico che seguiva di pochi giorni la seduta del 13 dicembre 2001 (santa Lucia, metafora di illuminazione e nome a me caro).
Quel giorno, dopo essere stato sul lettino, dissi a V. che sentivo le mani pesanti e lei mi fece mettere a pancia in giù. Dopo qualche movimento in aria, mi toccò entrambi i palmi con la punta delle dita. Alla successiva richiesta di spiegazioni mi rispose: "Ti ho restituito qualcosa che ti apparteneva". Poi scrisse: "Come vedrai sarà semplice unire le mani e lasciarle andare ora".
Sul momento non capii molto bene, ma oggi lascio che si muovano ed è sempre più facile abbandonarsi a ciò che essere deve.

Nessun commento: