Quando la vita balbetta, la tranquillità diviene tran-tran e gli anni si sedimentano senza costrutto, sovrapponendosi in strati melmosi nei quali l'anima si sente ameba e attende sbuffando la prossima reincarnazione.
In tali circostanze, non a caso, capita spesso che uno scossone giunga a traumatizzare la persona da troppo tempo in fase stagnante. Una scossa scioccante scuote la scocca senziente servendosi di strumenti sconvolgenti: grave malattia, perdita affettiva, incidente, disastro... un'intera scala di eventi sismici personalizzati, atti a risvegliare l'essere dormiente.
Perché tanta violenza? Perché al risveglio dev'essere designato una sorta di sergente cosmico berciante e incazzato?
La risposta, forse, è in un'altra domanda: perché anziché aspettare i dolori non riusciamo a curarci preventivamente? Sembra un interrogativo da dentista, ma vale per lo spirito ancor più che per il corpo.
A farci caso, la realtà che ci accompagna è costantemente fonte di messaggi. Occorre però ascoltarli. Occorre ascoltarci. Occorre illuminare il nostro sguardo sul mondo.
Quando il vivere riesce a sfrondarsi dalle sovrastrutture e a cogliere con i sette sensi* l'essenziale, allora diviene possibile imparare a muovere piccoli passi su un terreno relativamente stabile, anziché essere costretti a spiccare balzi su spuntoni franosi.
E magari si riuscirà a imparare mentre si gioisce, a crescere sorridendo, a evolvere amando ed essendo amati.
* gusto, olfatto, tatto, udito, vista, anima e amore.
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