2.7.09

S'ha da morire e rivivere più e più volte, qui in questo esistere, nell'intero come nelle singole cellule, alle quali succede in continuazione e senza far tante storie. Il tempo è ingannevole, pieno di buchi come un groviera o un flipper privo di tasti. I tunnel che lo attraversano sono trasparenti ma non inconsistenti e capita quindi di veder vicino, proprio lì accanto, ciò che invece è ormai da noi separato da una traslucida discontinuità. Viceversa, a trovare il coraggio di tuffarsi, come posta pneumatica attraverseremo anni lustri decenni, giù e su per l'ottovolante similtoboga che delinea passati percorsi vitali. Una questione di prospettiva, prospettiva dinamica, da cogliere con l'euforia della rivelazione, da accogliere col sorriso del ritrovato fanciullo ebbro di sé e del proprio vivere in elettrosintonia con gli altri. Poesia malinconica, cachaça del ricordo, vissuto nel vivendo, commistione d'istanti, coincidentia oppositorum, un qui e ora esteso a raggiera sull'atemporalità estatica, sintesi e collasso, esplosione attutita da un espandersi armonico quasi la luce lambisse come il mare, il mare quando dolce lieve giunge.

23.3.09

Credo di avere aperto i chakra delle mani a una persona, restituendo ciò che mi era stato trasmesso quel lontano dicembre.

Si tratta di una cugina che ho rivisto dopo molti anni, parecchi di più dei pur numerosi gradi di parentela che ci dividono (o ci uniscono, considerato l'affetto reciprocamente riscontrato e custodito forse nell'imprinting familiare che in qualche modo ci accomuna). Per coincidenza (come al solito sorrido in bilico tra casualità e causalità degli accadimenti) in queste settimane ci troviamo a lavorare insieme, con frequentazione quotidiana.
Al primo incontro m'aveva detto, con un curioso "fuori tema": Tu sei uno che sente molto, vero? e avevamo iniziato a parlare di varie esperienze. Dopo alcune chiacchierate con scambi di confidenze e racconti, le ho fatto una procedura al volo, in piedi. L'intento era semplicemente quello di allentare un po' di tensioni, ma a un certo punto le ho chiesto di rivolgere i palmi in avanti e le mie mani sono andate lì. Le muovevo come per togliere pesi, ma non ci avevo fatto molto caso.
Se non che, dopo essere andato a sciacquarmi via gli accumuli energetici, al ritorno lei si è offerta di praticarmi un massaggino a collo e spalle che troppo spesso mi dolgono. Ho accettato di buon grado e ho risposto al suo schermirsi incoraggiandola: Tu sai. In quel momento mi son venuti in mente gli Esseni.
Poco dopo le ho chiesto di aprire i palmi, di puntarli verso di me come se fossero le mani di Iron Man. Immediatamente ha sviluppato un calore abnorme, che l'ha stupita e mi ha fatto sorridere.
Fin dal primo abbraccio avevo notato la potenza delle sue mani, il resto è venuto da sé e ne sono assai contento. M'ha poi riferito che era la prima volta che si sentiva sprigionare quel calore, ma che attraverso le mani aveva sempre sentito molto.

9.3.09

Beh, hai visto, è così: chiami e rispondo. A qualsiasi livello, senza schermarmi.
Stasera, m'è bastato uscire sul balcone e mettermi a guardare le stelle, no, prima la luna e poi quel vago sentore di stelle. Le parole m'han detto "cintura di Orione", ma tu m'avevi chiesto un'immagine e allora ho lasciato che emergesse, proponendosi agli occhi dell'anima.
Pietre preziose, indossate da te. Smeraldi e diamanti, come t'ho scritto. Dicevo che avrei voluto scriverti nell'aria e così è stato, ironia dei desideri e di come s'avverano.
Vite legate da molte vite. Legame che rimane, ma voglio essere aquilone, librarmi fino all'incrocio di quelle scie bianche viste oggi dalla campagna della provincia, nel cielo azzurro intenso, con la mano di un bimbo nella mia, i nostri occhi a ridere in su, nella stessa direzione.
Il mondo è bello da guardare, prezioso più delle pietre, radioso quasi quanto i tuoi occhi quando brillavano. Il mondo è bello da tenere per mano, quando è una mano che ti cerca per davvero, con un semplice gesto in carne e ossa. Com'è naturale che sia, fuori dalle gabbie create dalla paura.