29.8.03

Gli arti incrocchiati, la schiena dolente, i muscoli induriti. Il corpo non risponde. Occorre interrogarlo, sollecitarlo: un po' di stretching, un po' di attenzione, piccole cure.

Ogni cosa va curata, ma soprattutto interrogata, messa in discussione, sollecitata.

Con la maggiore dolcezza possibile: piano piano, ma di continuo. Gentilmente ma inesorabilmente. Basta non voler far prevalere la volontà sul sentire. Basta non stravolgere l'evidenza dell'essere con la sovracostruzione mentale.

Ricordandosi che ogni "piano piano", ogni "dolcemente" o "gentilmente" ha comunque un momento iniziale in cui una forza deve essere generata, in cui un equilibrio deve essere infranto.

27.8.03

Erato ci aveva già parlato della scrittura automatica. Le ho chiesto di trasmettermi le sue esperienze di regressione a vite precedenti e comincio a pubblicare i frammenti che mi ha inviato.

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Sono ricordi di vite passate. L'uomo di cui parlo è il mio migliore amico. Sono convinta che siano lui e il suo spirito guida che però non conosce (mi parla qche volta di un alter ego ma non crede in certe cose, quindi...). Io invece sento la sua guida e so che è lui. Continua a tenerci uniti...abbiamo ancora bisogno l'uno dell'altra. In un certo senso, mi ha "salvato la vita" risollevandomi nei momenti difficili.
Dopo un ricordo di vita passata me ne è apparso un altro che però non riuscivo a portare a termine. Mi è accaduto in un secondo momento, ecco perché ti trovi due parti distinte della stessa vita.
Erato

16 ottobre 2000 ore 22:23
....
Perché non ricordo altro delle mie vite precedenti? Mi sto sforzando ma ancora non vedo nulla. Forse il mare? Non riesco ad andare oltre, perché? Il mare, il mare, una montagna, un castello. No, forse non è la mia vita, è quella di un altro ma perché la vedo io? È quella di A. È simile ad un moschettiere, sta lucidando la sua arma: un fucile, non una spada. Lui indossa una camicia bianca e dei pantaloni neri, con dei lunghi stivali neri lucidissimi. Io non ci sono, o forse non ci sono ancora … Sta parlando con qualcuno. Non riesco però a sentire cosa dicono. Non riesco ad andare oltre. Perché? C’è un cane che gli sta vicino. Lui lo accarezza e gli sorride. E qui tutto s’interrompe.

21 ottobre 2000, ore 21:40

Ora ricordo. Appartengo ad una tribù di indigeni che abita su un’isola felice. Arriva un veliero e dei “civili” che vogliono civilizzare noi selvaggi. In un sol giorno devastano tutto. Uccidono il mio promesso sposo ed io, nascosta tra i cespugli, devo soffocare i miei singhiozzi. Le mie lacrime scendono a fiumi sulle mie gote come il sangue scorre sul suo collo. Sono incredula, spaventata, smarrita. Gli assassini, una ventina in tutto, si allontanano senza accorgersi della mia presenza. Ne arrivano due dall’aria pacifica. Uno moro vestito di nero e uno biondo con la camicia bianca e i pantaloni neri. Lui, mi nota, mi allunga la sua mano ed io senza timore l’afferro. Mi porta nella sua tenda e mi nasconde. Ecco come faccio a vedere che lucida il fucile. Sono nascosta in una cassa. Si fermano un solo giorno, poiché la loro missione è compiuta. Tutto è distrutto. Ripartono e lui, il mio angelo, prima di andarsene mi sorride. Io gli dono una collana con un ciondolo a forma di conchiglia. Lui mi ha fatto un dono meraviglioso: la vita. Vorrei parlargli ma non ci riesco e poi lui non capisce la mia lingua. Si allontana con il suo cane e il suo fedele amico, portandosi il pesante fucile sulle spalle. Non si volta indietro ma sento che non mi dimenticherà. Torno nella foresta, tra quella vegetazione devastata che non è più come prima. Mi rimane solo il coraggio di ricominciare. Il suo sguardo non lo dimenticherò mai, come la sua infinita dolcezza. Forse era il 13 settembre.

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Sto pensando sempre più spesso alla regressione ipnotica come passo da compiere per scalare un altro gradino nella rampa della consapevolezza. Voi che ne dite?

26.8.03

Giorni fa una persona mi aveva chiesto aiuto per una spalla dolente. Conoscendo il suo scetticismo, inizialmente mi sono schermito, ma poi ho ceduto alle insistenze e senza molta convinzione ho mosso le mani in aria per lei. Anzi la mano, perché in quel momento mi è venuto di fare così e solo con la destra sono andato a sfiorarle l'aura.
Oggi, soltanto per vie traverse, cioè per bocca di una comune amica, ho saputo che da quella mini-procedura aveva tratto sicuro beneficio. Temeva forse che mi esaltassi troppo dicendomelo direttamente?

Non avendo io certezze assolute, solo con la condivisione delle esperienze, attraverso lo scambio verbale di impressioni e sensazioni posso sapere davvero che cosa è successo dopo un'interazione energetica di quel genere. Comunque anche stavolta il "caso" ha voluto rafforzare la mia fiducia apportandovi con quell'informazione un altro mattoncino.

25.8.03

Ma ti ho comunque trovato, per un momento di vero vivere e di questo sono felice.

22.8.03

Ripesco da un'altra pagina queste parole di Lay:

...ognuno di noi è unico e se lo vivi come un essere unico non potrai mai clonare gli stessi gesti, gli stessi sguardi, gli stessi baci che puoi avere condiviso con un'altra persona. Che è appunto un'altra e che quindi deve godere della sua unicità a sua volta.
È la capacità e soprattutto la possibilità che la vita ci dà, avendoci creato tutti diversi e tutti nel fondo uguale, di fare sentire unica l'altra persona. Perché lo è, perché lo siamo.


Proprio stamane mi è tornato in mente questo concetto, che diviene lampante se pensiamo ai gemelli.
Una persona è esteriormente identica a un'altra, ma chi ha provato o prova per lei amicizia, affetto, amore, sa bene che cosa significhi unicità individuale.
Si suole dire: "le assomiglia come una goccia d'acqua", ma in fondo siamo tutti delle gocce d'acqua e insieme, quando ce lo ricordiamo, siamo mare.

20.8.03

Ieri ho fatto una procedura a una signora mia vicina di casa. A distanza di un anno e più, sono intervenuto sulla sua caviglia ingrossata (a causa di un neuroma di Morton).
Sebbene gli scettici astanti parlassero di "massaggio", il contatto fisico è stato minimo e le mie mani si sono mosse per lo più in aria, a diversi centimetri dal suo corpo.
Come sempre ho seguito l'istinto, che mi ha indotto a farla mettere seduta e non sdraiata. Ho lavorato abbastanza a lungo intorno al piede sinistro e sulla gamba risalendo fino al ginocchio. A un certo punto, mentre la mia mano sinistra stava più o meno sotto il suo piede, con la mano destra eseguivo veloci movimenti circolari all'altezza del suo inguine. In quel momento lei teneva gli occhi chiusi e sembrava quasi assopita, io invece li avevo aperti e mi stupivo nel vedere il suo piede muoversi velocemente in modo più o meno circolare.
Poi ho lasciato gli arti inferiori per passare le mani intorno alla sua sfera sinistra, soffermandomi su viso, collo e testa e quindi ridiscendendo dalla parte destra fino a terra. Prima di concludere, l'ho indotta a staccarsi dallo schienale del divano e le ho sfiorato la schiena (sempre a una certa distanza dal corpo fisico).

Alla fine abbiamo parlato un po' per confrontare le impressioni, che coincidevano riguardo al riattivarsi della circolazione sanguigna, o meglio a una sensazione di "flusso" come ha detto lei. Una considerazione che non ho espresso esplicitamente per delicatezza nei confronti del marito presente è che mi pareva palesarsi una costrizione o repressione della sua femminilità, intesa come carica sessuale della parte sinistra (il fatto di essere sovrappeso non aiuta di certo). Due cose però le ho dette: la prima è che non deve separare la sua identità personale dal disturbo che sta colpendo una parte del suo corpo, ma deve considerarsi una, unica e intera; l'altra è che qualsiasi intervento dall'esterno (che si tratti di medicina "ufficiale" o di altri tipi di aiuto) può essere soltanto un ausilio per facilitare un processo interno a lei che la porterà a compiere i passi necessari a migliorare.

Quest'ultimo punto, a pensarci bene, vale per qualsiasi tipo di relazione: dal rapporto amoroso all'educazione dei figli, dall'apprendimento tecnico al progresso spirituale, non serve compiere un'azione al posto di qualcun altro, tutt'al più sarà possibile illuminare la via da percorrere.

18.8.03

Che belli i baci che riescono a mantenere con sé il sapore di unicità, di privilegio a noi dedicato in quel momento e in quella forma.
Gustiamo la grandezza dell'istante eterno, ricordiamoci di viverlo e ci saremo ricordati di vivere.
Con tanta voglia di moltiplicare l'unicità.

12.8.03

Quel giorno e l'altro giorno

Quanto doveva essere potente, quanto preciso il vento per riuscire a portare fino all'agitate onde del mio mare l'effluvio tuo dolce dall'azzurro che ti avvolgeva?