27.10.05

Tracce, sono delle tracce e pertanto vanno seguite. Così si dice delle "coincidenze" che si notano una dietro l'altra.

Per esempio, proprio ieri dicevo che rispetto a un tot di anni fa, le mie mani sono diverse. E mentre lo dicevo, le sentivo pesanti, ma non in senso deteriore: si tratta di diversa densità, o di ponderazione, in senso etimologico.

Stamane, nel giro di pochi minuti, un paio di incoraggiamenti. Tali considero le conferme verbali giunte inattese ed esplicite, l'unico modo di rendere oggettivo ciò che si avverte ma non si sa spiegare, ciò che avviene ma non si sa mostrare.

Altrimenti detto: un'insegnante, l'unica con la quale dopo tre anni di conoscenza ci si dia ancora del lei, mi ringrazia per l'altro giorno. Di colpo rammento di averle messo la mano destra vicino al ginocchio dolente che la costringeva a zoppicare. Un gesto che mi era costato parecchio in termini di scavalcamento dei pudori e che non avevo né spiegato né giustificato, se non con un enigmatico: "Devo farlo, altrimenti mi brucia la mano." Oggi, appunto, mi ha detto che il dolore le era passato e di essere riuscita a rincasare camminando tranquillamente.

Pochi minuti dopo, in panetteria, attendo che la clientela si squagli e chiamo in disparte la commessa, una signora alla quale, per farla breve, una volta avevo fatto passare un dolore muscolare quasi invalidante, tanto la costringeva all'irrigidimento.
All'estremità del bancone, l'ho fatta girare di spalle e passandole la mano sinistra a sfioramento lungo la schiena le ho chiesto: "Cos'hai oggi con la respirazione?"
"Ho la bronchite da ieri sera, prendo gli antibiotici. Ma come hai fatto ad accorgertene?"
Le ho detto la verità: "Non lo so, ci sono cose che non riesco a spiegarmi. Comunque rilassa i muscoli: respirerai meglio e ti passerà prima."

Con tale umore, incoraggiato a proseguire o a riprendere la via che ci porterà a essere tutti i terapeuti di tutti, ho ricevuto una telefonata che m'informava di una complicata quanto inattesa situazione sanitaria riguardante un amico.

Tra poco uscirò e andrò a trovarlo in ospedale. Non so bene se riuscirò a essergli utile, ma ci provo, benché la sua operazione sia già programmata per domani.

Mandatemi un po' di bene.

12.10.05

Dove meno vige l'applicazione del possesso, meglio si riesce a vivere serenamente le vicissitudini. Così la leggerezza può aiutarti a soffiar via la fatica e i pesi si sostengono da sé.
Viceversa, il desiderio o bisogno di controllare ciò che non dipende da noi ci sbalestra, portandoci fuori centro e gravandoci di pesantezza difficile da trascinare. Per sollevare le commessure delle labbra e disegnare un sorriso nell'aria è necessario recuperare l'alito dell'attimo presente.
Un qui e ora esteso a quel che il cuore è in grado di contenere senza deformarsi.

3.10.05

Dal desiderio nasce l'impazienza, ma s'impara dagli errori già commessi, grazie alla lanterna portata sulle spalle a illuminare la strada percorsa.

Dunque si lascia che le cose maturino, che sia ciò che essere deve, cercando di compiere il passo giusto al momento giusto e non prima.

Ci si conforta pensando a esempi illustri: tra di essi, la raffigurazione barbuta di un signore onnipotente che avendo deciso di creare il mondo non lo fece tutto in un colpo e in un batter di ciglia come senz'altro avrebbe potuto, bensì in più e più giorni, un poco alla volta, riservandosi perfino un po' di riposo dopo il lavoro svolto.