22.9.05



Vi è mai capitato di fissare lo sguardo sugli stereogrammi, quegli strani disegni senza forme definite dai quali dovrebbe apparire una figura tridimensionale?

Per riuscire a vedere, occorre andare oltre la superficie, bisogna guardare in profondità, là dove apparentemente non c'è nulla di particolare. Più efficace farlo senza forzare, lasciandosi perdere, aspettando senza aspettative.

Il segreto è quello di cambiare il punto focale, portandolo "dietro" all'immagine. Per facilitarsi il compito, può essere utile dirigere la vista verso un riflesso sulla superficie dello stereogramma, meglio ancora se questo è coperto da un vetro. Una lampada accesa alle spalle dell'osservatore sarebbe l'ideale a tale scopo.

Dunque, riassumendo: per vedere oltre sono necessarie pazienza, rilassatezza, elasticità e illuminazione.

14.9.05

Capire quando agire e quando autoprescriversi l'inazione è tutt'altro che facile. Bisogna esserci e nello stesso tempo sapersi distaccare, essere in sé e fuori di sé a osservarsi per cogliere quel ch'è opportuno.

Che guaio invece essere fuori di sé per l'esplosione di un momento, a causa di un'arrabbiatura o un risentimento, inabile a comprendere in quanto recalcitrante ad accogliere segnali o messaggi.

Centrarsi per riportare a sé le magie, per riconoscersi sorgente, evitando di operare come mero riflesso di azioni altrui. Poi muovere. Un passo, anche solo un passo. Anche solo metaforico, simbolo di un divenire magari non eclatante, forse perfino sommesso.

Come la spiaggia è fatta di minuscoli granellini, così ogni percorso è scomposto in istanti e si compie a piccoli passi apparentemente insignificanti. Che ogni singolo gesto mi porti a te.