31.3.04

Mi ha scritto per sue questioni personali Fleur-de-Lis (se ti andrà di parlarne pubblicamente, basta dirlo) e tra l'altro mi ha mandato una suggestione che mi sento di riproporre qui:

uno specchio
dove il lilla dei campi
risuona cristallino

dove statue ombrose
si specchiano
e astri chinano
fronti pensose

un passo lento
attraversa lo specchio
spruzza di fiori scarlatti
cornici e confini

(cantano per le vie
uomini oscuri
di coraggio e paura
ubriachi di favole azzurre
e giardini segreti)

30.3.04

Medice, cura te ipsum!
Medico, cura (prima) te stesso! Da questo antico monito dovrei prendere spunto prima di provarmi ad aiutare qualcuno.

D'altro canto, se si aspettasse la perfezione non si comincerebbe mai a cantare né a dipingere né a scrivere né ad amare.

Le nostre risorse taumaturgiche emergono come punta d'iceberg nel sentire di chiunque si ponga in ascolto. Cominciare a donare quel poco è già molto. E sarà utile anche a noi stessi, permettendoci di accelerare il processo evolutivo personale.

Dunque per curare te stesso una via praticabile passa attraverso gli altri, specchi del nostro essere umani.

25.3.04

Sento l'accenno di una canzone, sento la profondità delle corde che fa risuonare dentro di me, oltre la memoria perché non è legata a qualche momento particolare, ma a una generale sensazione di meraviglie passate e intramontabili.

Dev'essere vero quello che scrive occhivispi:
nessuno può toglierti quello che hai ballato.


La canzone era Sunday morning (Velvet Underground & Nico, 1966).

24.3.04

Scrive Michela:

credo che tante volte sia davvero solo una questione di tempi. nel senso di "tempi di apprendimento": quello che noi vediamo e che ci sembra così poco ostacolo, a volte richiede un impegno sovrumano per chi lo deve superare... e la cosa terribile è che ci si trova comunque come dentro a un videogioco: per passare al quadro successivo bisogna superare i precedenti. così ecco che le difficoltà che ci incasinano sono sempre le stesse, finché non le vinciamo e passiamo ad altre.
credo che la parte più difficile, dopo la consapevolezza, sia proprio prendere coscienza dei tempi degli altri. che ne pensi?


Mi sembra una raffigurazione efficace di una visione karmica dell'esistenza. Voi che passate di qua che ne dite? Qual è la vostra esperienza?

23.3.04

Non sarebbe male accorgersi delle cose prima che vengano a mancare. Del prezioso tepore solare o addirittura della calura, anelata quando ci dobbiamo imbacuccare; dell'utile pioggia, invocata solo quando stiamo schiattando di polveri sottili e di allergia; dell'energia elettrica che sembra esistere solo quando scatta un black out; della capitale importanza della musica o di un libro, notata nel momento in cui non abbiamo niente da ascoltare o da leggere.

Discorso ancor più valido per le persone, apprezzate con colpevole ritardo e inutile rimpianto solo quando di botto ci vengono a mancare. Imprevedibilmente. Meglio, decisamente meglio, più saggio e prudente ricordarsene prima, non trascurandole e non trascurandoci.

La vita è in questo momento, non in quello che proiettiamo sullo schermo mentale, dimentichi di assaporare appieno il frutto che stiamo addentando.

17.3.04

Aspettando che una porta si apra, vado avanti con le segnalazioni: lavorare con l'energia è una pagina in cui con una semplice analogia si fornisce una spiegazione logica dell'efficacia di certe pratiche. Sempre confortante è trovare conferma verbale a intuizioni che rimangono vaghe finché non s'incarnano in parole.

10.3.04

Voglio andare a leggermi gli articoli di Manuela Ardingo (mardin) sul Diario dei diari ospitato da pordenonelegge.it.

Elenco i titoli, così si capisce il motivo della mia curiosità:
- Di sandaletti, ponti e stati vibrazionali.
- Primo Chakra e I blog del Primo Chakra
- Secondo Chakra e I blog del Secondo Chakra
- Terzo Chakra e I blog del Terzo Chakra
- L'energia è la capacità di compiere un lavoro.
- Quarto Chakra e I blog del Quarto Chakra
- Quinto Chakra e I blog del Quinto Chakra
- Sesto Chakra e I blog del Sesto Chakra
- Settimo Chakra e I blog del Settimo Chakra
- Di Tantra, di baci e di blog

...e riporto la condivisibile conclusione:
E Vi auguro baci e feticismi e ossessioni e pagine piene di ombelichi se vi va e guizzi e scintille e piedi e braccia e sguardi e ricadute e silenzi e schizzi e sbagli e pianti e strilli e colori e vuoti e mani e pause e sorrisi e ponti su ponti su ponti.
E pochi pensieri tipo: sono una scrittrice o una blogger?, so baciare?, so scrivere?
Noi, intanto, baciamo e scriviamo.
A più non posso e con diletto. Poi si vede.

9.3.04

Ringrazio moods che mi ha scritto per segnalare le pagine di forgetmenot, nelle quali mi pare si trattino questioni interessanti.
Nello stesso messaggio mi chiede se quando scrivo canalizzo.
Ho risposto così:
Riguardo alla mia scrittura, non credo di canalizzare, benché mi sia stato detto più volte che dovrei farlo. Dico "non credo" perché in fondo come si fa a distinguere tra ispirazione e ispirazione nel momento in cui si scrivono cose che poi a rileggerle inducono a dire: però, l'ho scritto proprio io?!

8.3.04

Dal quotidiano all'invisibile si transita direttamente se il veicolo è lo sguardo dei bimbi.
Ne sa qualcosa Rillo (vedi cosa racconta anche nei commenti a quell'intervento di mercoledì 3 marzo: "Questi fantasmi").

3.3.04

Di paradossi è fatta la nostra esperienza, perché non riusciamo a comprendere tutto simultaneamente. Il fatto che il presente sia l'unico momento vivibile appare in contrasto logico con il concetto per cui il tempo è solo una categoria della mente (con il conseguente annullamento dello iato tra passato presente e futuro).
Cosa buona e giusta è vivere qui e ora, cosa utile e bella è che il ricordo resti tale, ma non sempre è facile distaccarsene in modo sano, come forse può illustrare questo passo del romanzo La montagna blu di Meir Shalev (tradotto in italiano da Elena Loewenthal):

"Per sessantacinque anni tuo nonno aveva covato Shulamit nel cuore. Si era rotolato come un animale nella sabbia e nelle paludi, per togliersi di dosso il suo profumo e il suo contatto, aveva frugato nei meandri del proprio corpo, l'aveva cercata a tentoni con i lunghi fili di ferro della memoria. Ma la sua pelle luccicava a lui dalle corolle dei peri e dal pendio della montagna blu. Le acque dei suoi laghi non lasciavano che la pietra smettesse di saltare e si posasse, affondandolo. Ogni pellicano che s'abbassava in volo sopra casa Liberson, gli mostrava il bianco petto di lei."