3.8.06

Tra i numerosi commenti (grazie mille anche a Poetyca per le sue riflessioni) all'intervento precedente, voglio riportare questo, a firma LN:

Una volta ho conosciuto un uomo nelle cui vene non scorreva quasi più altro che la polvere rossa lasciata da un demone in forma di fata, che lo aveva disseccato fino a condurlo al limitare del baratro. Ogni goccia del suo corpo, quelle gocce che prima erano state sangue, linfa, seme, e infine lacrime, ora non erano che ruvidi cristalli taglienti come la sabbia del deserto.
Ebbe il coraggio, o fu l'istinto di sopravvivenza?, di voltarsi a guardarmi, e io vidi i cristalli prendere luce, e la luce veniva da dentro di lui.

LN


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Sto lavorando sull'amare.
Negli ultimi tempi e poi ieri ho incontrato de visu o a voce persone care che non vedevo da molto tempo e di cui in passato sono stato innamorato. Questi recenti incontri hanno però esemplificato il tipo di amore più ampio e leggiadro, slegato da gelosia, senso del possesso e bramosia e orientato invece al puro e semplice voler bene, al desiderare la felicità dell'altro anche lontano da sé. Ciò è possibile soprattutto grazie al tempo, inteso non come mera linea cronologica, convenzione fittizia, ma come successione o affastellamento o intreccio di eventi, esperienze, evoluzioni e occasione di movimento, mutamento, crescita.
Ieri sera riflettevo insieme a un'ottima amica su quanto mi risulti difficile tentare di assumere lo stesso atteggiamento di levità ora, nei confronti dell'impasto d'amore in cui continuo a sentirmi avvolto. Non solo, ma non riesco a districarmi dai brutti aspetti del sentire cui accennavo nel precedente intervento.
Poi c'è stata una momentanea catarsi: abbiamo letto insieme, aiutandoci a vicenda nella decrittazione della calligrafia, la descrizione di una serie di letture dell'aura a distanza, in cui attraverso immagini forti si evidenziavano alcuni nodi che l'anima osservata sente siano da sciogliere.
Entrare in quella scrittura, la sua, avrebbe potuto abbattermi, liquefarmi ossa e muscoli, rivoltarmi gli organi interni... invece alla fine ho avvertito che mi aveva tolto la rabbia. Andandomi a lavare le mani, entrando in quel bagno, ho rivisto nello specchio due fantasmi abbracciati e anziché morire di crepacuore ho colto la bellezza nuda dei loro sguardi, dei nostri sguardi intrecciati nell'allegro stupore che s'accende in amore.

1.8.06

La lingua batte dove il dente duole ed è vero, purtroppo. Continua a macerarti l'insieme delle associazioni d'idee, a catena, a caterva, a sprazzi, a spruzzi e non c'è modo di eludere i morsi al muscolo cardiaco e a quello diaframmatico, capaci di toglierti ogni volta per un breve interminabile istante vitalità e profondità di respiro.
Evoca, il dolore, tutti i peggiori aspetti del sentire, quasi l'altro lato della magia: dispetto anziché amore, gelosia anziché appartenenza, lussuria frustrata anziché meraviglioso trasporto, risentimento anziché generosità, rabbia anziché comprensione.
Fa' che sia fase transitoria, strettoia di rinascita, a liberare squame in una muta salvifica. E che lo sia indipendentemente dagli atti o dalle codardie altrui. Che la consapevolezza torni a guidare la serena fiducia, la capacità di sorridere con gli occhi e col cuore, scavalcando le intemperie e le delusioni umane, subumane o semidivine che siano.
Riconoscere la verità delle frasi sagge non ne facilita l'accettazione automatica nel momento atroce del distacco non voluto. Considerando quanto duole strapparsi un pezzo di sé, è normale che così succeda. Impastati con la stessa argilla, animati dallo stesso soffio, divisi e riunificati... e tranciati da una silente mannaia. Eppure, la vita continua e saprà stupire di nuovo, sempre. Lo so. Fa male, ora, ma so che la meraviglia non ha termine purché si riesca a ripulire lo sguardo.