27.6.04

Una persona che vuole mantenere la riservatezza mi ha scritto di recente. Riporto qui uno scambio di messaggi:

ma tu..chi sei...
o chi eri.....
un maestro di vita
o un testimone
del mondo.....?


Testimone come tutti, ma anche co-protagonista, visto che il mondo lo vivo oltre a guardarlo.
Maestro di vita? Tutti lo siamo in qualche maniera, nel momento in cui fungiamo da specchi per gli altri e fintanto che ci rendiamo disponibili alla comunicazione delle esperienze.
Però non mi ritengo un maestro di vita nel senso abitualmente attribuito al ruolo.
P.S.: c'è qualcosa in particolare che ti ha indotto a pormi queste domande?

ho chiesto
chi sei
e chi eri
perchè
percepisco
un sapere antico
non posso
e non so spiegarti
come e perchè.....
le cose che 'sento' meglio
son come dei guizzi
dei lampi di colore
o di suono
niente a che fare
con ragionamento
e supposizioni...


Forse adesso ho capito meglio. Però non ho mai fatto regressione ipnotica per indagare. Qualche riferimento da scrittura guidata altrui mi ha fatto intendere di essere (stato) un Esseno.
Comunque, come ho già scritto, il mio valore è qui ed ora, indipendentemente dalle eventuali vite passate: di ogni singola vita siamo responsabili, per fortuna.
Dimmi di te, delle tue percezioni, del tuo sentire profondo... è importante parlarne, perché solo con la condivisione delle esperienze possiamo accelerare l'evoluzione della nostra visione del mondo, colmando la carenza di "oggettività" che contraddistingue l'ambito spirituale se lo avviciniamo con gli strumenti convenzionali.

[continua, spero...]

26.6.04

Al BlogRodeo dell'altro giorno, il gioco lanciato per l'occasione da x§°nalita' c°nfu§a era questo:
La traccia da seguire è contenuta in questa misteriosa frasettina:
"E' un esperimento, non si sa come andrà a finire."
che dovrà essere contenuta in qualche modo nel post scritto dal partecipante.


Come dicevo, ho approfittato dell'occasione per raccontare anche oltre i confini di questa pagina un frammento ispirato al cammino d'evoluzione personale:

"Ti vanno bene i Madredeus come musica?" "Sì, anche se non li ascolto spesso, mi piacciono." "Ecco, allora accomodati." "Mi tolgo le scarpe... anche il maglione?" "No, quello tienilo, perché alle volte si va 'su' e può far freddo."
Era iniziata così, se è quello l'inizio. Se. Il difficile nel descrivere le cose è capire quale ne sia l'inizio. Se sia il primo atto definibile, il primo approccio, il primo scambio verbale, il precedente appuntamento, i precedenti che hanno portato a prenderlo, quell'appuntamento... insomma, già è arduo parlarne, come sempre nel caso di esperienze ai limiti del convenzionale e forse un po' oltre, se poi uno si perde a cercare il pelo nell'uovo non ci si schioda più. E invece voglio andare a quell'aperitivo.
Dunque, diciamo che era iniziata così e che poi di quel giorno posso dire poco perché avevo gli occhi chiusi. In seguito però seppi che sopra di me le mani erano state mosse in aria e che per il tramite dell'amore godurioso ero approdato a farmi tangere da quello superiore o profondo, soprannaturale o elettromagnetico, radioso o risibile, frutto dell'elevazione o della suggestione: chi l'ha provato lo sa, ma come provarlo a chi non sa?
"Perché sei qui?" "Perché penso che mi serva a crescere."
Non ero stato mosso da problemi particolari o contingenti, né dalla voglia di tentare un esperimento. Non cercavo effetti speciali e in effetti speciale era solo la mia intenzione di proseguire la ricerca dentro e fuori di me. Non cercavo nemmeno la divinazione del futuro: scomodare il divino per sapere come andrà a finire è cosa che non si fa. Se non si sa, è perché non si deve sapere. "Ogni cosa a suo tempo" è massima da tenere ognora in gran conto.
Ogni cosa a suo tempo, dunque: ora è tempo di uscire, esseno.



[rif. precedenti in vocenarrante: Un anno, una vita (o forse di più)]

25.6.04

Ho partecipato al BlogRodeo, ieri, una sorta di gara di scrittura estemporanea.
Più che con intenti agonistici, ho scritto per raccontare con qualche diversa sfumatura un episodio cui avevo già accennato qui.
E mi sono divertito a farlo col fiato sul collo del tempo incalzante, visto che non volevo tardare troppo a un appuntamento conviviale.

22.6.04

Ieri ho fatto una procedura a mia madre. A dire il vero l'ho presentata come "massaggio" e di fatto è stata una via di mezzo, nel senso che sebbene non abbia staccato le mani dal corpo fisico, il contatto non è stato energico ma piuttosto energetico.
Come al solito ho lasciato andare le mani, che sanno dove e come alleggerire tensioni, attenuare infiammazioni, riattivare flussi. Così è stato, credo, visto che la mamma ha riferito un generale miglioramento della circolazione e un rilassamento (questo però può essere semplicemente dovuto all'inusuale possibilità di abbandonarsi alle cure di qualcuno anziché preoccuparsi per gli altri come fa sempre).
La particolarità per me è stata più che altro nel soggetto del trattamento, nella necessità di superare il pudore legato all'inversione dei ruoli (accudire anziché essere accudito) e alla presenza di astanti e del loro scetticismo potenzialmente derisorio. Così non è stato, ho visto: credo che la naturalezza del mio fare sia stata sufficiente a evitare imbarazzi, insieme alla spigliatezza del mio discorrere anche mentre tenevo gli occhi chiusi e davo seguito all'intuito con il movimento delle mani, a percorrere quel corpo invecchiato e di certo un po' fragile che m'ha messo al mondo.

19.6.04

Mi sono imbattuto in un intervento che sembra la prova del nove di quanto sta scritto in capo a questa pagina da quasi due anni: le parole si scelgono da sole i destinatari se le lasciamo fluire non orchestrandole troppo.

Si tratta di "Usa la testa per sentire il cuore..." (*), dal blog di suiseki, che ho visitato oggi per la prima volta.
Bello trovare rispondenze inattese, risonanze evocatrici, riconoscimenti a sorpresa in parole lontane e vicine al tempo stesso.

18.6.04

Quando il pensiero trae origine sulla pelle, è bene ascoltarlo e seguirne le induzioni, seppure paiano a casaccio e fuori tempo. D'altronde, per le cose importanti il tempo è davvero relativo e forse non è neppure elemento fondante. Invece importantissimo è rispettare i moti di delicata affezione, assecondandone l'urgenza subitanea quand'anche non se ne capisca il motivo. Sentire, fare, baciare. E il bacio a fior di pelle arriverà come dolcissimo. Come se lo avessi sentito sul serio.

13.6.04

Se le porte della percezione venissero purificate, all'uomo tutto apparirebbe come realmente è: infinito.

W.Blake

[grazie a Buba, 10 giugno 2004]

11.6.04

Venerdì, 11 Giugno 2004 - La parola di oggi è:
màntra
[vc. sanscrita, propr. 'strumento del pensiero', deriv. di man- 'pensare', col suff. -tra, che ha valore strumentale; 1957]
s. m. inv.
1 Inno o preghiera vedica.
2 Formula magica o mistica usata per devozione nell'Induismo popolare e in alcune forme di Buddismo.

La parola è tratta da: lo ZINGARELLI 2005, Vocabolario della lingua italiana di Nicola Zingarelli, Zanichelli editore

Ha ricevuto questa e-mail in quanto iscritto a "La parola del giorno" del Notiziario Zanichelli per il settore dizionari e opere di consultazione.



Bella ed evocativa, anche se a me fa venire sempre in mente Kinotto degli Skiantos...

9.6.04

Cammino, sì, cammino fino alla sotterranea. Meglio muovermi un po' piuttosto che dover stare fermo su un tram quando farei tutt'altro. Cammino contento, la malinconia sfuma in un sospiro pastello, la consapevolezza impone le sue ragioni, per quanto il cuore le sfugga.

Camminare, fare, essere. Camminare: con lo sguardo aperto e la tranquillità di chi si sente protetto, guidato a imparare da ogni piccola circostanza. Fare: progettualità leggera, eterea e flessibile, disponibilità a progredire e ad applicare i progressi. Essere: ogni momento va vissuto, non esiste una vita ad interim, non esistono momenti trascurabili (so che è vero, ma quest'ultima non è facile da metabolizzare).

"Sarà lei a condurti dove devi andare." Così mi scrissero, così sentivo e ricordavo. Per questo in fondo esitavo a ricominciare seriamente a frequentare le persone e i luoghi dove ho imparato la potenzialità di fare procedure.
Qualcosa mi diceva che prima dovevo venire da te e difatti, quando mesi e mesi fa cercai di prendere un appuntamento senza rispettare questa precedenza, furono le circostanze a impedirne la realizzazione.

"Sarà lei a condurti dove devi andare." Vedremo cosa significa in termini di evoluzione personale. Certe cose devono sedimentare prima che se ne possa scrivere.
Ad ogni modo, sì, da te mi farei condurre ovunque. Ovunque, purché ci sia acqua potabile (so che è una limitazione, ma ognuno ha i suoi vizi).

L'olfatto sorride ai ricordi, le mani convogliano i doni.
Il resto è sublimato, acc... però è ugualmente sublime.
Merci beaucoup, ma petite.

1.6.04

È tempo che ci si decida: ti chiamerò perché tu mi conduca nel vortice di luce (andata e ritorno, grazie).
Ci sono tappe o nodi da attraversare, punti in cui sembrano coincidere arrivo e ripartenza, approdi che diventano trampolini di (ri)lancio.
Lo slancio sarà quasi certamente nel moltiplicare le tessiture dei fili purpurei mai spezzati anche con altre persone (re)incontrate in essenza.
Ecco, questo probabilmente è o sarà "bene per me", e pazienza se ogni altro disegno è stato tracciato su fogli da cestinare.

P.S.: senza voler peccare di presunzione, so di non essere un succhiaruote e che ogni procedura sarà uno scambio reciprocamente benefico. Un po' come far l'amore, ma senza vincoli pregiudiziali.