22.6.04

Ieri ho fatto una procedura a mia madre. A dire il vero l'ho presentata come "massaggio" e di fatto è stata una via di mezzo, nel senso che sebbene non abbia staccato le mani dal corpo fisico, il contatto non è stato energico ma piuttosto energetico.
Come al solito ho lasciato andare le mani, che sanno dove e come alleggerire tensioni, attenuare infiammazioni, riattivare flussi. Così è stato, credo, visto che la mamma ha riferito un generale miglioramento della circolazione e un rilassamento (questo però può essere semplicemente dovuto all'inusuale possibilità di abbandonarsi alle cure di qualcuno anziché preoccuparsi per gli altri come fa sempre).
La particolarità per me è stata più che altro nel soggetto del trattamento, nella necessità di superare il pudore legato all'inversione dei ruoli (accudire anziché essere accudito) e alla presenza di astanti e del loro scetticismo potenzialmente derisorio. Così non è stato, ho visto: credo che la naturalezza del mio fare sia stata sufficiente a evitare imbarazzi, insieme alla spigliatezza del mio discorrere anche mentre tenevo gli occhi chiusi e davo seguito all'intuito con il movimento delle mani, a percorrere quel corpo invecchiato e di certo un po' fragile che m'ha messo al mondo.

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