26.6.04

Al BlogRodeo dell'altro giorno, il gioco lanciato per l'occasione da x§°nalita' c°nfu§a era questo:
La traccia da seguire è contenuta in questa misteriosa frasettina:
"E' un esperimento, non si sa come andrà a finire."
che dovrà essere contenuta in qualche modo nel post scritto dal partecipante.


Come dicevo, ho approfittato dell'occasione per raccontare anche oltre i confini di questa pagina un frammento ispirato al cammino d'evoluzione personale:

"Ti vanno bene i Madredeus come musica?" "Sì, anche se non li ascolto spesso, mi piacciono." "Ecco, allora accomodati." "Mi tolgo le scarpe... anche il maglione?" "No, quello tienilo, perché alle volte si va 'su' e può far freddo."
Era iniziata così, se è quello l'inizio. Se. Il difficile nel descrivere le cose è capire quale ne sia l'inizio. Se sia il primo atto definibile, il primo approccio, il primo scambio verbale, il precedente appuntamento, i precedenti che hanno portato a prenderlo, quell'appuntamento... insomma, già è arduo parlarne, come sempre nel caso di esperienze ai limiti del convenzionale e forse un po' oltre, se poi uno si perde a cercare il pelo nell'uovo non ci si schioda più. E invece voglio andare a quell'aperitivo.
Dunque, diciamo che era iniziata così e che poi di quel giorno posso dire poco perché avevo gli occhi chiusi. In seguito però seppi che sopra di me le mani erano state mosse in aria e che per il tramite dell'amore godurioso ero approdato a farmi tangere da quello superiore o profondo, soprannaturale o elettromagnetico, radioso o risibile, frutto dell'elevazione o della suggestione: chi l'ha provato lo sa, ma come provarlo a chi non sa?
"Perché sei qui?" "Perché penso che mi serva a crescere."
Non ero stato mosso da problemi particolari o contingenti, né dalla voglia di tentare un esperimento. Non cercavo effetti speciali e in effetti speciale era solo la mia intenzione di proseguire la ricerca dentro e fuori di me. Non cercavo nemmeno la divinazione del futuro: scomodare il divino per sapere come andrà a finire è cosa che non si fa. Se non si sa, è perché non si deve sapere. "Ogni cosa a suo tempo" è massima da tenere ognora in gran conto.
Ogni cosa a suo tempo, dunque: ora è tempo di uscire, esseno.



[rif. precedenti in vocenarrante: Un anno, una vita (o forse di più)]

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