25.10.06

Quando ieri sera (il 23) ho mosso le mani intorno a una persona (un'avvenente cantante) che mi aveva chiesto di farle passare il mal di testa, l'immediatezza del risultato conseguito è stata sorprendente. In effetti, mi ero prestato senza esitazioni, ma anche senza aspettative: non contavo di riuscire nell'intento specifico, ma sapevo che non avrei fatto del male e che qualcosa in prospettiva si sarebbe smosso se mi fossi lasciato guidare dall'istinto dei gesti. Così ho percorso itinerari non direttamente riconducibili al malessere dichiarato, ma non me ne sono preoccupato ed è andata bene.

Ciò che mi colpisce in seconda battuta è però un'altra cosa, una novità per me: in altre occasioni mi era sembrato di aiutare a scaricare polarità negative, infiammazioni che poi si trasferivano in forma di bruciori nelle mie mani (specialmente la sinistra) comportando quasi un'urgenza di raffreddamento (tramite il contatto con metalli freddi o meglio ancora con l'acqua); stavolta invece non ho avuto la sensazione di togliere, ma di dare qualcosa e alla fine mi sono perfino baciato i polpastrelli... come se si trattasse di un riequilibrio, un riassestamento simbolico in un mondo nel quale non solo nulla si crea e nulla si distrugge, ma in cui, almeno ogni tanto, non occorre gettar via scorie contaminando l'aria per ritrovare il proprio benessere o per innescare in altri i processi che li porteranno a riconquistarlo.

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