27.5.03

Ho preso una capocciata aprendo la porta del frigorifero. Il ghiaccio ha sgonfiato solo parzialmente il bernoccolo frontale. Devo vedere se il reiki (chiamiamolo così) funziona anche su me stesso.
Negli ultimi giorni sembra che su altre persone abbia funzionato.
L'altra mattina mi è venuto di avvicinare le mani alla fronte e poi a un emisfero corporeo di una persona con un'aura molto ampia, con una fonte apertissima dal chakra superiore (presuppongo queste cose dal fatto che le mie mani sguinzagliate in aria descrivevano contorni amplissimi, laddove solitamente mi viene spontaneo rimanere molto vicino alla superficie del corpo fisico, quasi aderente all'epidermide). Non so perché mi ci ero avvicinato, ma me lo ha spiegato poi lei, lasciandomi sbigottito con un ringraziamento per averle tolto il mal di testa che a mia insaputa le infiammava il risveglio... ennesima conferma che è bene lasciar fare alle mani e seguirle.
Ieri pomeriggio con un'altra persona mi sono reso disponibile in un luogo pubblico e non mi sono lasciato intimidire dalla modestia, esprimendole una possibile diagnosi per la sua cefalea e azzeccandola dopo averle avvicinato la mano sinistra, con la quale mi sembrava di assorbire le sue infiammazioni allergiche agli occhi e all'apparato respiratorio superiore.

Perché dico tutto questo?
Perché io stesso mi stupisco di fronte a piccole manifestazioni di una realtà più grande di ciò che normalmente consideriamo essere.

Nel forum ho trovato un messaggio di IN (grazie!) che pone l'interrogativo:
Ma che tipo di sedute fai?
Vedi, qui sopra ho usato il termine "reiki", benché ciò che mi capita di fare non sia codificato. Chi ha la pazienza di sfogliare gli archivi troverà qualche descrizione, così come leggendo questa pagina. In molte sedute mi sono affidato a mani altrui, all'energia di chi operava su di me, lasciando che l'universo abbracciasse e guidasse gesti annullando le intenzioni in uno scambio di bene superiore. Non sono state molto diverse dalle sedute nelle quali qualcun altro, consapevolmente o meno, si affidava a me. In entrambi i casi, nessuna codificazione, nessuna regola (se non quella di lavarsi le mani dopo, per scaricare eventuali negatività ma soprattutto per staccare i contatti). La prima seduta nella quale anziché stare sdraiato sul lettino mi fu chiesto di "operare", le uniche istruzioni ricevute furono: "Sii le tue mani". Le mani, a lasciarle andare, tendono a muoversi nell'aria. Compiono movimenti che al momento possono parerci incomprensibili, ma che hanno sicuramente ragion d'essere e troveranno probabilmente spiegazioni grazie al confronto delle esperienze vissute, alla condivisione verbale che sarebbe utile tenere dopo ogni interazione di questo genere.
Con l'esperienza, anche in queste procedure si finisce col riconoscere nei nostri specchi e cioè negli esseri umani con i quali veniamo in contatto ciò che può essere causa di malessere, dolore, sofferenza, ma anche le possibili aperture verso sentieri e cammini di evoluzione e crescita. E allora credo proprio avvengano incontri di anime. Sempre interessanti, spesso molto belli.

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