11.12.03

Storie di mani

Le mani dicono il vero. Me lo ripeto e lo scrivo perché non sono alimentato da granitiche certezze né da fedi aprioristiche. Me ne stupisco mentre lo constato, ma quasi ogni giorno una piccola conferma giunge a incoraggiarmi sulla via dell'unione tra visibile e invisibile.

Oggi lo ha fatto un episodio marginale, ma quasi imbarazzante per il contesto pubblico in cui è avvenuto. Ho rivisto una persona appena ritornata al suo lavoro di educatrice dopo essere stata bloccata per alcuni giorni da dolori a collo e spalle. Agendo come al solito secondo istinto più che seguendo le convenzioni, in modo assolutamente estemporaneo ho lasciato andare le mani su di lei e la destra, anziché soffermarsi a massaggiare le zone indicatemi, è scesa fino quasi a metà schiena, dove ho appoggiato le dita. Solo allora lei si è resa conto di come il dolore le provenisse proprio da quel punto, risalendo poi alle zone nelle quali si era evidenziata la sintomatologia. La sua domanda, inevitabile, è stata: "Ti intendi di massaggi?"
Al che ho risposto sinceramente: "Ne ho ricevuti tanti, ma più che altro lascio andare le mani."

Ho omesso di aggiungere che talvolta le muovo in aria, anche quando non so se le intenzioni vadano a segno. Per esempio, non so se ieri il movimento carezzevole sia stato o meno percepito da chi aveva facoltà di accoccolarsi (e lo meritava, ne sono certo).

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