20.11.03

Se non temessi d'esagerare, mi definirei meteoropatico. Il clima e il colore del cielo mi influenzano sicuramente, avviandomi di volta in volta verso un atteggiamento più o meno malinconico, più o meno solare.
Però ho imparato a reagire: non certo opponendomi all'evidenza o tentando invano di sfuggirvi fuggendomene. So bene che da quanto si porta dentro non si può scappare e le distanze che mettiamo tra noi e le cose sono vane finché siamo così vicini al cuore.
Ho imparato a reagire attraversando con lo sguardo e poi con la pelle paesaggi e aria, calore e umidità, agi e disagi della meteorologia senza voler cancellare alcunché. E anzi, spesso, trovando il bello anche laddove fatica ad appalesarsi.
Dunque il grigio e la nebbia di oggi nascondono l'orizzonte fisico, ma non annullano quelli dell'animo che sa continuare ad accogliere tutto, atemporalmente e incurante delle distanze. Che fesso...

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